- falsi nascono sempre da
una rappresentazione collettiva che preesiste alla loro nascita; é una
orchestrazione di più persone , legate tra loro da lobby e/o interessi, per
creare un disegno criminoso d’insieme, per avere una “storia”
su cui poggiare i capi d’accusa ed avere comunque un colpevole. Come per la Francia ebbe il caso
Dreyfus, Seznec, l'ultimo eclatante l'affare Outreau !
- l’Italia il caso Tortora, il Principato di Monaco il caso Iagher;
dall’inchiesta di polizia, all’istruttoria, ai processi, il tutto basato e
formulato sui falsi.
- Falsi la cui evidenza sono i
molteplici asserti del prolifico Giudice Istruttore Hullin J. C. , un
genialoide della mistificazione, con una patologia parossistica su tutto
quello che può etichettare come : Mafia e/o Grande Banditismo per gli
italiani, una vera fobia.
- Nella sua logorrea d’accuse non ha
cercato riscontri, prove, fondamenti; ma come sotto l’influsso dell’Amanita Muscaria, una sequela allucinante d’asserzioni mirate solo ad accusare ad
oltranza; calzante la dizione del Beccaria di voler a tutti i costi “un
colpevole”.
- Senza alcuna esitazione,
manipolando e mistificando la verità, con la complicità servile
dell’ispettore di polizia Tiberti G., come l'ispettore Bonny nell'affare
Seznec, si prodigava a redigere un
coacervo d’incongruenze nei processi verbali per compiacere le desiderata
del Giudice Istruttore Hullin J.C. .
- Personaggio, questo ispettore di
polizia, che voleva assurgere ad un novello “Vidocq”
e di godere d’una impunità tipo la “Garanzia amministrativa”,
risalente al Consolato Bonapartesco (art.75 Const.22 Frimaio anno VIII° -
13/12/1799) visto che non ha esitato a fare processi verbali con firme
apocrife e falso in atto pubblico.
- Tali atti, penalmente
perseguibili, benché denunciati e portati a conoscenza dei magistrati,
venivano tacitamente avallati, in una dichiarazione al Nice Matin del 6
Aprile 2003 il
Procuratore Generale Serdet D., dichiarava che tale denuncia era priva di
fondamento (sic!), benché supportata da prove documentali incontrovertibili, quale la
risposta della D.I.A., trascritta nella risposta, manipolando la
verità, nell'esatto contrario .
- Ormai il dubbio era tolto, era una
vera e propria rappresentazione collettiva dei falsi e su questi si sarebbe
basta tutta l’istruttoria, difatti il Giudice Istruttore Hullin J.C. le sue
“Ordonnances” erano dei veri trattati “d’eristica”, l’arte
viziosa d’ottenere ragione anche avendo torto; nelle stesse aveva speso
tutti i trucchi dell’arte causidica-dilatoria, arrivando al ridicolo quando
asserì nelle ultime "Ordonnances", che l’istruttoria si sarebbe chiusa nelle prossime
ore, ne passarono ben 2.496 ! nella totale indifferenza.
- Il Giudice Istruttore Hullin J.C., cercava appoggi alla
sequela di menzogne, difatti ad ogni ricorso contro il rinnovo e/o rigetto
di tali atti, era ovvio che godeva dell’avallo e della collusione dei vari
magistrati preposti, veri restauratori del “kabinettsjustiz”
delle monarchie assolute ma nicodemiti alla verità, traspariva in tutta la
sua chiarezza che stesse eseguendo un ordine ben preciso, tipo le “Lettre
de cachet”, quelle con cui i monarchi assoluti liquidavano
processi scomodi.
- Al suo “mendacio” é
interessante leggere a pag. 191 del libro "Monaco et le blanchiment"
dell’Assemblea Nazionale Francese Presidente Vincent Peillon, Relatore
Arnaud Montebourg, che le autorità di polizia e giudiziarie italiane devono
essere accompagnate per mano nelle rogatorie internazionali. Ma ancor più
sconvolgente che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, il 7 Febbraio 2003,
ben sette magistrati hanno condannato definendo "Come deliranti, ingiuriose
e senza fondamento.. omissis" diversi magistrati francesi tra cui l'Hullin J.C.;
vedi :
- Tant’é che quando ha fatto la
rogatoria internazionale H091 a Roma, esaltava in tutta la sua evidenza un
falso in atto pubblico; benché denunciato all’ex Direttore dei Servizi
giudiziari Davost P. ed al Procuratore Generale Serdet D., gli stessi con
tacita accondiscendenza ne avallavano l’esecuzione, confermando sempre più la
collusione tra i vari organi giudiziari; di certo non avrebbero mai fatto
parte dell’Ordine dei Filateti, costituito in Francia nel 1773, in
greco il significato é “Amanti della Verità”, un utopia per
gli stessi. Ormai era acclarato che esisteva
una volontà ed un ordine ben preciso a stravolgere la precedente inchiesta
fatta dall’ispettore di polizia Van de Corput A. e del Giudice Istruttore
Richet P., si doveva trovare un altro colpevole, a conferma di quanto
scritto sul libro ‘Juge a Monaco’ di Charles Duchaine d’evitare di toccare i
banchieri perché con le banche sono gli ‘intoccabili.
- Difatti nel C.P.P. francese l’art. 434-1
recita : “Chiunque avesse conoscenza di un crimine ed é ancora possibile di
prevenire o limitare gli effetti.. omissis” é penalmente perseguibile,
ma non
a Monaco, la banca benché a conoscenza di tale crimine, preavvisata
telefonicamente e per iscritto dalla Banca di Roma che aveva scoperto tale
truffa, non ha fatto alcuna azione per prevenire e limitare gli effetti.
- E’ stato illuminante leggere sulla
“Revue de droit monégasque” un asserto del magistrato Landwerlin J.F. che
asseriva di attenersi al C.P.P. francese nelle lacune del C.P.P. monegasco,
ma in questo caso specifico lo stesso é stato colto da una profonda amnesia
giurisprudenziale.
- Il rinvio a giudizio non aveva
nessun limite all’asseribile, una vera e propria ossessività di ricercare
colpe comunque e dovunque, era evidente la sua patologia che Jung chiama “enantiodromia”,
il rovesciamento nell’opposto. In tale atto giudiziario si
rilevavano : errori grossolani, mistificazione e manipolazione della verità
fattuale e documentale, non lettura e verifica di documenti notarili,
omissione degli atti della rogatoria effettuata a Roma con un evidente falso
in atto pubblico.
- E su questo si sarebbero tenuti i
vari gradi di giudizio basati su dei “falsi
acclarati” e non tenendo in alcun conto la giurisprudenza
costante in materia, disattendendola o stravolgendola nella sua
applicazione, riprendendo un citazione del Tortora Enzo : “una vera
macelleria giudiziaria”.